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Monte Lema Marzo 2021

Il Monte Lema, cima delle delle Prealpi varesine, offre una paesaggio unico del Lago Maggiore e del Lago di Lugano.
Con i suoi 1624 metri permette, in giornate serene, di avvistare anche il Cervino oppure il Monviso.
In questo periodo di restrizioni , anche non rispettate, il Monte Lema è la palestra preferita per le mie numerosi escursioni settimanali.

Il Cervino dal Monte Lema

Il Monte Lema è una mia vecchia conoscenza. Era la meta preferita delle passeggiate con il mitico Ugo.

E’ stato il luogo del fallimento della passeggiata con il mio gatto norvegese Matisse.
Passeggiata che si è trasformato in un braccio squarciato e nella salita alla vetta con il gatto che faceva l’agnellino sulle mie spalle!
Camminare al guinzaglio per il forte Matisse (era oltre 8 kg) non era una attività comprensibile!

Ora, il sentiero del Monte Lema è diventato il luogo dove sto ricostruendo i miei polmoni, i miei muscoli azzerati dall’asfittica e insalubre vita precedente.
A dire il vero tutto il mio corpo, giorno dopo giorno, sta trasformandosi dall’arido deserto a una rigogliosa e temperata oasi.

Monte Lema- ultimo strappo

 

Anche la mia mente percorre il sentiero in libere riflessioni senza alcun vincolo e pregiudizio.
E come la prima volta sul Monte Lema, uscito dal bosco, la mente si fonde immediatamente con il paesaggio, lo osserva, diventa un tutt’uno con esso. Si perde a osservare ogni piccolo dettaglio, ogni minima trasformazione dell’ambiente che obbedisce all’evoluzione della natura.

Lago Maggiore, Mottarone e Monte Rosa dal Monte Lema

Il ruvido strappo finale alla vetta, immerso nella vista delle montagne circostante, diventa il luogo dove ogni volta chiedo un passo in più a me stesso verso i miei traguardi personali.
Non è una novità andare oltre, step by step, comprendere e sperimentare la nuova configurazione, fare il passo successivo sul sentiero qualsiasi esso sia!
E’ un metodo pragmatico per comprendere l’insieme e contemporaneamente il macro, è il marchio di fabbrica che mi è stato sempre attribuito negli anni.

Dalla vetta del Monte Lema

Mentre la mente è attraversata da questi pensieri, mi scopro a sorridere.
Immagino subito la mia faccia da prendere a schiaffi con quel irriverente sorriso stampato sopra.
Ma è proprio quello che faccio con un fisheye quando fotografo la catena alpina dal Monte Lema e un attimo dopo faccio la foto macro di un fiore alpino o di una micro-scultura di ghiaccio con integrato il lago e le montagne!

Il passo in più sul sentiero, il passo oltre per avvicinarsi al proprio limite o al limite della situazione.
Detto che per definizione, e credo che tutti lo possano accettare, abbiamo dei limiti.
Nella nostra successione o funzione (la nostra vita) non possiamo andare oltre il nostro limite come ci insegna la teoria matematica dei limiti.
Si percorre passo dopo passo il sentiero delle X e si tende asintoticamente al proprio valore limite sull’asse delle y.
Questo è il fascino della teoria dei limiti e si può facilmente applicare alla gestione del rischio sia nella vita personale e sia in quella professionale.

Riconoscere i propri limiti, migliorarsi continuamente ma non andare mai oltre il proprio limite ovvero non andare mai nelle zone ove la situazione non è più gestibile con la propria volontà e capacità ma è solo determinata dalla estrema variabilità della casualità.
La mia prudenza è stata difficilmente percepita dalle altre persone.
Probabilmente solo i miei compagni di immersione, di passeggiate in montagna, di percorsi in moto possono aver facilmente percepito la mia calcolata prudenza. 

Monte Rosa

La gestione drammatica dell’incertezza, del “non conosciuto” e dei conseguenti rischi da gestire negli ultimi anni è una delle cause che mi ha portato a tagliare qualsiasi ponte con la vita precedente. 

Un qualsiasi sentiero in montagna non può essere rappresentato sempre come un crepaccio infinito e non può essere pesantemente infiltrato con la propria immane insicurezza e incertezza, forse causata anche, ma non solo, dalla assoluta impossibilità di predire l’andamento dei mesi successivi.

Lago di Lugano e Comasco

Perfino i rari incontri con gli esseri umani sul Monte Lema mi portano a riflettere sulla “volontà di conoscere” opposta alla “non volontà di conoscere”.

Alla fine dell’ultimo strappo, con pendenza superiore al 20%, è installata una mappa con il nome delle montagne che si possono osservare.
Ovviamente sono fermo a leggere ancora una volta i nomi della mappa e ad abbinarli con quello che vedo con il mio obiettivo da 100-400. Arriva un giovane, scarpe leggere (dai 1450 metri si cammina nella neve), mi saluta e rimane stupefatto dalla vista unica in cui siamo immersi.
La foschia sul lago Maggiore dei giorni scorsi è svanita, qualche velatura in cielo ma niente più.
Il giovane è la prima volta che sale sul Monte Lema, è entusiasta.

Isola Castelli di Cannero

Lo ritrovo al piedistallo della croce, le scarpe e le calze al sole alla ricerca di una vana veloce asciugatura.
E un giovane siculo, curioso, attratto dalle montagne e dall’imparare a conoscere sempre di più la montagna.
E’ un giovane infermiere che compensa la tristezza che lo avvolge ogni giorno in ospedale con il piacere e la bellezza dell’andare in montagna.
Non riesce a darmi del tu, retaggio della sua cultura ed educazione.
Cultura che riconosce l’importanza della conoscenza e dell’esperienza.
E’ una continua raffica di domande che deborda velocemente dall’ambito originario.
Mi colpisce la sua voglia di conoscere, di confrontarsi con esperienze diverse e di andare oltre i facili slogan del momento.
L’orso gli da retta e risponde alle sue domande.

Lugano

Dopo circa 30 minuti, mette le calze umide e le scarpe, mi saluta e riparte.
Mi ritrovo, forse finalmente solo, al sole con il mio sandwich a pensare a quante volte ho incontrato persone che non volevano conoscere, non volevano approfondire o persone che hanno già tutte le risposte.
Persone che pensavano che si possa decidere senza conoscere, che si possa decidere solo sull’onda della gestione dell’equilibrio, del surfare sull’onda del momento. 
Mi risulta chiaro quanto, con questi presupposti, sia pressante e totalizzante l’attenzione alla gestione del rischio, alla protezione della propria responsabilità e propria immagine.

Monte Generoso

Ormai sono le 15, si alza il solito vento gelido che spazza la vetta del Monte Lema.
E’ giunta l’ora di rientrare nella civiltà.
Inizia la discesa, i miei ramponi leggeri artigliano la neve, scendo veloce e tranquillo e non posso pensare ad altro che alla probabile rocambolesca discesa del giovane infermiere!

Monte Lema

Rientro nel bosco e nella mia testa romba una frase di una mia amica dei tempi dell’università : “Curioso che alla fine si debba guardare indietro….”

 

 

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