Il delta dell”Okavango è il secondo più grande delta fluviale interno al mondo ed è un uno dei più particolari ecosistemi del mondo. Il fiume Okavango nasce in Angola, e dopo un percorso di 1.000 km finisce nel deserto del Kalahari creando una pianura alluvionale di 15.000 km quadrati di estensione.

Dopo la permanenza nel Central Kalahari, ci si sposta proprio nel delta del fiume Okavango.
Il contrasto tra il giallo e il lussureggiante verde è drammatico. Siamo in aprile e l’acqua nel delta è abbondante.

Il resort è su palafitte ed è circondato, meglio immerso in maestosi alberi. Il recinto elettrificato protegge gli ospiti dal resort dalle scorribande degli ippopotami e dagli elefanti.

Le persone locali mi colpiscono immediatamente. Emanano un forte sentimento di pace con il mondo, con le persone. Non percepisco questo atteggiamento come qualcosa di costruito ma veramente come una soft skill.
Il senso di pace ti travolge, ti inebria ogni cellula del tuo corpo, entro in uno stato d’animo che a prima vista definirei distaccato. Capisco immediatamente che forse non è il termine giusto o forse non è il termine corretto con il normale senso che diamo alla parola. Invece è proprio distacco, ma non distacco dalla realtà, quasi disinteressamento della realtà stessa, viceversa è una tale compenetrazione con la realtà stessa, con la natura, con la pace con cui sono irradiato ogni secondo che le consuete abitudini, attenzioni della mia vita normale, del mondo civile sono sempre più lontane, sempre più artefatte, sempre più senza valore. Ecco perché uso la parola distacco! Ed è forse quello che sto sentendo ora, dopo sei anni, in questa mia nuova vita.
Lasciando perdere questo momento di introspezione, la biodiversità del delta sposta la mia attenzione dai soliti felini agli altri animali, agli uccelli, ai paesaggi e ai tramonti.


In effetti i più belli tramonti che sono riuscito a trasformare in pixel sono proprio quelle dell’Okavango.
Il mix tra acqua, alberi e ampiezza della vista con il normale spettacolo del calar del sole in africa è talmente esplosivo, talmente penetrante che la macchina fotografica diventa una estensione del “mio sentire l’istante”, dimentico tutto e  anche il solito gin tonic diventa una fastidiosa abitudine e ben presto cade nel dimenticatoio.

Ogni volta che il mio occhio si posa sul paesaggio, è colpito dalla epica battaglia tra l’acqua e il deserto, le piante, l’erba e poi gli animali sono feroci guerrieri della vita contro la polvere, la sabbia del deserto.
Il “non sense” di un fiume che muore nel deserto unisce la vastità pianeggiante delle zone desertiche con distese coperte da pochi centimetri di acqua, invasi da rigogliose praterie di erba e da pacifiche gazzelle che mostrano la loro agilità nel saltare i canali.


Il silenzio è assoluto, l’unica nota stonata è il gracchiare, per fortuna saltuario, della radio di servizio della jeep

https://www.crotzthewolf.com/portfolio/okavango-delta-2015/

Gli animali sono tranquilli, normalmente il terreno è a loro favore e quindi la jeep non è considerata così pericolosa.
Ovviamente l’eccezione sono proprio gli elefanti, che se incontrati nelle strade sterrate immerse nella boscaglia, possono non identificare via di fughe sufficienti e quindi si trasformano velocemente in animali irascibili ben predisposti alla carica.
In effetti non è una bella sensazione!


Lasciamo questo eden con la il desiderio di tornarci dedicando più giorni e probabilmente nella stagione Dry