Gli ultimi cinque chilometri per arrivare al rifugio Lagoni sono un percorso di passione per la mia mx5.
Decido di iniziare l’escursione più a valle e lascio la macchina in una piazzola lungo lo sterrato.
Arrivato al parcheggio del rifugio, percorro il lato destro del Lago Gemio Inferiore e mi immergo immediatamente nel consueto lussureggiante bosco dell’Appennino Parmense.


Risalgo il versante della montagna, lascio alla mia sinistra anche il Lago Gemio Superiore e percorro anche un ultimo strappo che mi porta al Lago Scuro.


Al Lago Scuro mi fermo ad ascoltare  suoni del bosco. solo alcune folate di vento sovrastano le onde sonore che emette il bosco. Un topolino mi osserva dalla sua tana, sento una rana vicino a me ma non la riesco ad individuare.

Affronto il secondo strappo, più impegnativo che mi porterà al passo di Fugicchia.
Alla fine del bosco mi ritrovo in una ampia prateria di erica, spostato sulla sinistra del passo.
Nell’ultima parte della salita ho perso il sentiero e quindi sono salito verticalmente e a questo punto decido di esplorare la l’ampia prateria senza alcuna meta.
Trovo un comodo spuntone di roccia, ai miei piedi la montagna scende a valle con i suoi ruscelli.


Mi siedo e sono completamento rapito dal paesaggio, dai particolari delle rocce, dai magnifici disegni costruiti dall’acqua sul tappeto di erica.
Più in basso c’è una cascatella, sento il rumore dell’acqua in armonia con il suono del vento.
Cerco una parola, un aggettivo, un verbo che riesca a fissare quello che sento.

Il verbo è trascendere nel senso di andare oltre il limite, oltre la realtà.
Non sono più legato alla realtà, fluttuo con il vento.
Ogni pensiero, preoccupazione e  insoddisfazione, che nell’ultimo periodo sono molto marginali, scompaiono, si annullano.
E’ la stessa sensazione che provo quando mi immergo nel blu, la visibilità è limitata, senza alcun punto di riferimento, il cervello è libero di fluttuare nel mare per alcuni secondi.
Qui, l’occhio ha dei punti di riferimento ma la profondità e ampiezza della vista è tale che annulla i vincoli e il cervello fluttua felice nell’aria senza più alcuna costrizione.
Mi riprendo, voglio almeno arrivare al Lago del Bicchiere, ai piedi dell’ultimo strappo per arrivare al Monte Matto.
Il laghetto è in una piccola conca ai piedi del Monte Matto, le Genziane Acaule e le Pulsatille Alpine colorano la prateria intorno al lago.


Purtroppo il tempo perso in coda nel viaggio di andata non mi permette di procedere con l’opportuna tranquillità nell’ultimo strappo e di arrivare in vetta al Monte Matto e quindi mi siedo ancora una volta in ammirazione dello scenario che mi circonda.

Giunta l’ora di andare a valle, prendo il sentiero che mi riporterà al lago scuro e poi alla macchina.
Sento che sto percorrendo il sentiero che mi riporta alla realtà, o meglio a vivere in un ambito sociale in cui ora posso rispettare delle minime convenzioni sociali.
Non so se questa è la realtà, so che è una delle manifestazioni oggettive del mio grado di libertà che ho raggiunto da inizio anno.


Rientro nel bosco, assaporo gli istanti di libertà assoluta che ho appena vissuto e con il sorriso sulle labbra pianifico le prossime evasioni, scusate escursioni!